Forte come una macchina, effimero come un sogno.

Quando abbiamo iniziato a immaginare il logo per Le Macchine Effimere, per prefigurarcelo, abbiamo cominciato a pensare agli apparati effimeri a cui si ispirava il nome della società, ovviamente. Macchine costruite per celebrare i grandi avvenimenti che segnavano il tempo: elezioni di papi, nascite di delfini reali, matrimoni tra casate prestigiose, vittorie e trionfi dei capitani d’armi. Da sempre il popolo ha festeggiato e onorato i momenti lieti – basti pensare agli archi di trionfo – ma c’è un momento su cui si concentra lo spettacolo, la meraviglia e la macchina esplode in roboanti giochi che lasciano tutti a bocca aperta. Il Barocco.

D’altra parte, Le Macchine Effimere nasce e vive nella città che del Barocco ha fatto un segno caratteristico della propria realtà: Roma. Allora, pensando al maggior interprete romano del vero Barocco, quello impaziente, mai statico, eccitato seppur imbrigliato dalle consuetudini, dal rigore riformista e dalla muratura che resiste al contorsionismo, non potevamo che rivolgere i nostri occhi a Francesco Borromini e, in particolare, al suo segno a nostro avviso più forte nello skyline di Roma: Sant’Ivo alla Sapienza.

Effimero, Barocco, Borromini, Sant’Ivo. Con queste parole abbiamo incontrato Michela di The Dandelion Art e in una sinergia incredibile, in un trovarsi a parlare lo stesso linguaggio e sognare le stesse cose, Michela ha fatto un miracolo: ha letteralmente tirato fuori da noi il logo di Le Macchine Effimere. Il raffinato lettering di Effimere, sottolineato dal segno di sanguigna, deriva dalla grafia di Borromini, come se lui stesso avesse compilato la parola, mentre Macchine riprende uno stilema antico di contrazione della doppia ma in caratteri capitali, più solidi e duri.

 

 

 

Una volta definito il logo esteso, dovevamo pensare al monogramma. Qui non poteva mancare Sant’Ivo alla Sapienza, luogo simbolo del Barocco romano ed estrinsecazione di quell’esplosione delle forme di Borromini. La cupola, o meglio la lanterna, di Sant’Ivo alla Sapienza non riesce a stare ferma sotto la spinta di quell’energia che parte dalla pianta della chiesa e finisce per girare su sé stessa come una trottola, terminando con un movimento a spirale che rimane incastonato per sempre nella pietra.

Questa è l’unica manifestazione permanente del concetto delle macchine effimere barocche a Roma

Il disegno della pianta della cupola di mano di Borromini – guarda un po’ – sembra una ruota dentata, un ingranaggio, il meccanismo di una Macchina. E, nel cuore, il suo movimento a spirale, leggero e libero verso il cielo.

 

 

 

 

Tutto il valore di un’idea, le passioni di una vita, l’identità di un’azienda. Tutto racchiuso in pochi segni grafici. Non è una brand identity, è una gemma preziosa, un contenitore di significati, di valori, di emozioni.

Da qui si parte e abbiamo intenzione di invadere ogni spazio con il nostro segno, il nostro brand e il nostro modo di fare Arte.

Foto: Flavia Antonelli Flewspash Photography